Scoliosi dell’adulto

Descrizione del problema e diagnosi

Donna di 61 anni che gode di buona salute ma è affetta da tanti anni da dolori alla schiena e gambe incoercibili.
Già in giovane età aveva notato un incurvamento della schiena che però non le aveva mai dato fastidio fino all’età di 45-50 anni quando cominciano episodi di dolori che si fanno sempre più ravvicinati ed intensi.
Quando giunge alla nostra osservazione ha perso la capacità di camminare diritta e non riesce a coprire più di 100metri per il dolore intenso.
Ha provato fisioterapia a più riprese cosi come un grande numero di antidolorifici, antiinfiammatori e a volte anche cortisone ma tutto con scarso beneficio.
Viene a visita con un’andatura piegata in avanti e lateralmente e ha la necessità di appoggiarsi al marito non appena cammina qualche metro in più. I dolori sono forti nella schiena e anche irradiati nelle gambe tipo sciatica, più a sinistra che a destra.
All’esame neurologico non presenta deficit di forza o sensibilità.
Aveva già eseguito esami di risonanza magnetica che mostrano il restringimento del canale spinale lombare a più livelli con compressione delle radici nervose e anche delle radiografie del tratto lombare della colonna che mostra l’importante deformità scoliotica.

Presso la nostra struttura la signora esegue quindi una radiografia della colonna in toto in piedi nelle proiezioni anteriore e laterale (Immagini 1 e 2).
Questa è importante per vedere la deformazione della colonna nella sua interezza. Come si vede nell’immagine 1 abbiamo una curvatura di oltre 40 gradi. Sappiamo che le curve che vanno oltre i 35 gradi in questi casi vanno incontro ad evoluzione e la paziente ha percepito il peggioramento della sua situazione. Nell’immagine 2, invece, vediamo la linea del filo a piombo, ovvero il baricentro del corpo che è spostato molto in avanti.  Nel soggetto normale dovrebbe andare dalla base del collo diritto giù fino a cadere sulla base della colonna o il sacro. In questa paziente è spostato in avanti di quasi 15 cm e significa che la signora deve fare una continua fatica a non pendere in avanti e ciò porta ad un sovraccarico della muscolatura della schiena, a spasmi ed infiammazione e quindi a dolore cronico.

Piano terapeutico e trattamento

In casi di questo genere di deformità spinale, quando il trattamento conservativo fallisce nel dare risultati tali da controllare il dolore, ma il dolore diventa invalidante, la soluzione da considerare è quella chirurgica.
La chirurgia deve consistere nel ripristino della postura equilibrata e ciò significa correzione della curva scoliotica sul piano frontale, ma più importante ancora, ripristino del baricentro sul piano laterale. Laddove una correzione frontale non è del tutto possibile, è più importante garantire il ripristino del cosidetto equilibrio sagittale, ovvero fare si che il tronco sia bilanciato sopra il bacino eliminando la pendenza del corpo in avanti e riducendo cosi il sovvraccarico sui muscoli lombari che è la fonte principale del dolore.
Allo stesso tempo, come nel caso di questa paziente, quando si associa alla deformità anche una compressione nervosa, bisogna allargare il canale spinale e liberare i nervi compressi.
Questi sono interventi complessi di lunga durata da considerarsi chirurgia maggiore ma che portano ad un miglioramento della qualità della vita in oltre l’80% dei pazienti in cui è indicato.
Abbiamo in questo caso eseguito una stabilizzazione dorsolombare con viti peduncolari e barre e osteotomie con fusione intersomatica negli ultimi due segmenti.
Le immagini 3 e 4 mostrano il ripristini dell’equilibrio posturale sia sul piano frontale che laterale. Da notare come sul piano laterale il tronco è ora diritto sopra il bacino con la linea del filo a piombo che cade sopra la base della colonna. Ciò si traduce in riduzione del lavoro della muscolatura lombare e riduzione del dolore.

Interventi di questo genere comportano generalmente un ricovero di una settimana-dieci giorni con mobilizzazione in piedi in seconda-terza giornata postoperatoria. La piena attività di carico e lavoro della colonna possono essere ripresi dopo 2-3 mesi. 
Questa paziente è ritornata a piena attività con minimo dolore residuo quando è molto attiva e che raramente richiede l’uso di farmaci antidolorifici. 

Questa paziente ha dato la disponibilità ad essere contattato per chi volesse discutere  in dettaglio la storia della malattia. Potete richiedere i contatti riempendo il modulo nella sezione “Contatti” nella barra di navigazione.